Zuppi–Ciani: Sant’Egidio scende in politica insieme a Papa Francesco
C’è qualcosa che si sta muovendo nella politica italiana. Qualcosa di nascosto e utilizziamo questo termine in un momento storico in cui la Rete è pervasiva come non mai. Qualcosa di non immediatamente definibile se non si posseggono i radar adatti. Ed è qualcosa anche di complesso che non si esaurisce in una sola dimensione. Si tratta del ritorno pieno in politica della Comunità di Sant’Egidio. Un movimento fondato nel 1968 da Andrea Riccardi che è stato anche ministro della cooperazione internazionale e l’integrazione nel governo Monti. Riccardi ha una storia strettamente legata al cattolicismo. È pronipote di un beato, Placido Riccardi. Andrea Riccardi fonda la comunità sull’onda del Concilio Vaticano II e di quel moto di rinnovamento della Chiesa assumerà molte delle sue caratteristiche salienti. Inizialmente si tratta di un “cristianesimo dei poveri” legato alle fatiscenti borgate romane e ai “preti operai”.
È il mondo del sottoproletariato romano descritto mirabilmente nei libri e nelle opere cinematografiche di Pierpaolo Pasolini. Nel 1973 il movimento si trasferisce in quella che diventerà la sua sede storica, in un ex convento di carmelitane a Trastevere, nel centro di Roma. Il prestigio politico cresce e nel 1992 riesce a far firmare la pace nella guerra in Mozambico proprio nella sede della comunità. Riccardi e Matteo Zuppi per questo otterranno la cittadinanza onoraria di quel travagliato Paese africano.
E qui ci fermiamo perché è comparso un nome chiave della vicenda: il cardinal Matteo Zuppi, attuale Presidente della CEI, la Comunità Episcopale Italiana. Come si è visto in questi giorni Zuppi sta svolgendo il ruolo di numero 2 della Chiesa Cattolica, avendo esautorato di fatto anche se non ancora di diritto il cardinal Pietro Parolin, che come Segretario di Stato Vaticano ha la titolarità di questo ruolo, almeno dal punto di vista politico. E qui dobbiamo accendere un altro focus su un altro evento che pare totalmente scollegato da quanto finora raccontato e che invece non lo è affatto. Si tratta della nomina di Paolo Ciani a vicepresidente del gruppo Pd alla Camera in sostituzione dei Pietro De Luca, figlio di Enzo, governatore della Campania. Ciani, che ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di iscriversi al Pd, è un perfetto sconosciuto per i cittadini ma non lo è per chi si occupa di politica.
Infatti il neoeletto è il segretario di un piccolo movimento politico, cioè Demos (Democrazia Solidale) che rappresenta il braccio secolare proprio di Sant’Egidio. Demos alle elezioni politiche dello scorso settembre era si è presentato alleato del Partito democratico. Elly Schlein lo ha voluto in questo importante ruolo che nel bilancino cencelliano della politica ha un significato ben preciso. Si tratta di un’apertura ai cattolici di sinistra, chiamati anche catto-comunisti, che hanno fondato nelle forme del Partito Popolare il Pd insieme ai Democratici di sinistra. E qui dobbiamo fare un’altra considerazione.
Zuppi interlocutore privilegiato anche di Giorgia Meloni
Zuppi, che è come detto espressione di Sant’Egidio, è diventato in breve tempo un interlocutore privilegiato anche di Giorgia Meloni, che è a capo della coalizione del centro – destra che governa l’Italia. Non sfugge che Papa Francesco come primo atto da “Papa libero” dopo la scomparsa di Papa Benedetto XVI è stato incontrarla a inizio anno. Da allora i rapporti umani tra i due sono diventati solidi ai limiti dell’amicizia personale, mentre prima la stessa Meloni, come scrive anche nella sua autobiografia, che come un diamante è “per sempre”, nutriva dubbi e perplessità vedendolo come un Papa troppo progressista. Zuppi sta molto dietro alla Meloni perché la Caritas ha bisogno dei fondi PNRR per svolgere la sua attività. La Meloni, d’altro canto, sta molto dietro a Zuppi perché grazie al Vaticano sta ottenendo una considerazione in Europa che prima non poteva vantare. Inoltre, sia il Vaticano che il governo Italiano sono in prima fila nelle vicende ucraine. Insomma, alla fine dei giochi il vero vincitore appare Papa Francesco e il Vaticano che sapientemente hanno intessuto una politica bipartisan che ingloba i due principali partiti italiani, Fratelli d’Italia e il Partito democratico. Non per niente Papa Francesco è un gesuita e la Chiesa cattolica ha iniziato a fare politica ai tempi dell’imperatore Tiberio, 2000 anni fa, con tutto il rispetto per la Meloni e la Schlein.
Fonte : Affaritaliani