Secondo il congiuntura flash di maggio del Centro studi di Confindustria, l’italia sta registrando una crescita nel secondo trimestre, anche se a ritmi più moderati, in un contesto internazionale in cui si registra ancora una volta una situazione di grande debolezza dell’Eurozona. La produzione industriale dell’area scivola a marzo, portando il primo trimestre in negativo, mentre la manifattura si mantiene sotto i lavori d’inizio del 2021. Negli Stati Uniti è ripartita l’industria, mentre in Cina frena la crescita e cresce invece l’India. La crescita italiana è tirata solo dai servizi, in particolare dal turismo, ma l’industria si limita a resistere. La domanda estera non tira più. L’inflazione persistente, porta ad un aumento dei tassi di interesse e a una diminuzione dei prestiti da parte delle banche. La dinamica dei profitti unitari in Italia presenta delle proprie caratteristiche rispetto all’Europa, con una crescita molto più bassa per l’insieme dell’economia. L’erosione dei margini nella manifattura può frenare la crescita degli investimenti in Italia perché riduce la capacità di autofinanziamento delle imprese. A ciò si aggiunge che le disponibilità liquide, cioè la cassa, sono in calo e il credito bancario verso le aziende, come io avevo previsto, si sta riducendo. Dunque, e questo è grave, non vi sono nei bilanci delle imprese italiane delle risorse facilmente utilizzabili per fare nuovi investimenti e senza nuovi investimenti non si fanno posti di lavoro.
E quelli privati, in Italia come nelle economie avanzate, sono realizzati soprattutto dalle imprese 73% e in parte minore dalle famiglie famiglie 27%. Ora questa è la fotografia italiana del 2023. Non mi stupisce. Ve l’avevo detto, vi avevo avvisato. Purtroppo continua ancora a sentire parlare di MES, continua a sentire parlare di strumenti finanziari. Continuo ancora a sentire parlare di questa folle gabbia che chiamiamo Unione Europea e non vedo nel mondo politico nessun segnale di cambiamento. Io lo voglio dire in una mia relazione alla Camera che farò in un convegno e lo voglio dire a chiare lettere che o si dà un segnale di discontinuità oppure noi all’interno del panorama europeo siamo quelli destinati a perdere ciò che di più importante abbiamo. Il comparto industriale è fatto di piccole e medie imprese quelle che io tutti i giorni vedo per lavoro e per professione e loro mi dicono che non credono più nella classe politica.
Fonte : RadioRadio