(ANSA) – PALERMO, 23 MAG – “Da qui è passata la storia del Paese”. Pietro Grasso lo dice davanti a tanti ragazzi nell’aula bunker nel quale si è celebrato, tra il 1986 e il 1987.
In quel processo Grasso era il giudice a latere si è giocata, ricorda, una partita fondamentale per “svelare il vero volto crudele della mafia”.
“Qui – ricorda ancora l’ex giudice che poi è stato presidente del Senato – ho vissuto intensamente un momento emozionante. Il primo giorno entrai qui con un groppo alla gola: c’erano tanti imputati, molti avvocati, 500 giornalisti. Da allora la mia vita è cambiata, a partire dai rapporti con la famiglia”.
Grasso ripercorre poi le tappe del processo, i mille ostacoli che artificiosamente venivano ideati per ritardare il passo della giustizia: la richiesta di lettura in aula degli atti del processo, i gesti plateali di detenuti che si cucivano la bocca con un fil di ferro oppure simulavano attacchi epilettici.
“Riuscimmo – dice Grasso – a tenere il passo e a salvare il processo con scelte in linea con le leggi e con la procedura.
Abbiamo fatto solo il nostro dovere”.
Rivolgendosi ai ragazzi, Grasso riconosce che in questi anni si è rafforzata la coscienza civile e il rifiuto di Cosa nostra: un percorso che passa attraverso la scuola, diventata “la vera antimafia sociale”.
Grasso conclude il suo intervento ricordando Falcone che gli affidò un accendino dopo avere smesso di fumare. Era un gesto di affetto che ora Grasso ricambia tirando fuori l’accendino che alza con la fiammella accesa tra gli applausi dei ragazzi.
Fonte : ANSA