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A Che Punto Siamo Sul Salario Minimo in Unione Europea E in Italia



Tra il 2022 e il 2023, il salario minimo è aumentato in quasi tutti i paesi dell’Unione europea. Nel frattempo, nell’Italia del governo Meloni questa politica sociale è ormai diventata un miraggio per la cittadinanza, nonostante l’aumentare del costo della vita, causato da inflazione e speculazioni. In occasione del primo maggio e della festa dei lavoratori e delle lavoratrici, ecco una panoramica di quello che accade in Europa e che non sta succedendo in Italia.

Il salario minimo nell’Unione europea

Tra gli stati membri dell’Unione, solo Italia, Austria, Danimarca, Finlandia e Svezia non hanno un salario minimo. Al contrario, tutti gli altri 21 paesi hanno introdotto una soglia salariale minima, a seconda del costo della vita e dell’andamento economico nazionali. I livelli quindi variano sensibilmente a seconda che ci si trovi in Lussemburgo o in Bulgaria e possono essere divisi in tre gruppi.

Al primo gruppo appartengono i paesi con un salario minimo superiore ai 1.500 euro al mese, come il Lussemburgo, la Germania, il Belgio, i Paesi Bassi, l’Irlanda e la Francia. Nel secondo gruppo si trovano invece i paesi con un salario minimo superiore a mille euro al mese ma inferiore ai 1.500, come Slovenia e Spagna. Mentre l’ultimo gruppo comprende tutti i paesi con un salario minimo inferiore ai mille euro, come Cipro, Portogallo, Malta, Lituania, Grecia, Polonia, Estonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Croazia, Lettonia, Romania, Ungheria e Bulgaria.

La crescita del salario minimo negli ultimi dieci anni

Per reagire all’inflazione e alle crisi economiche che hanno colpito la cittadinanza europea, i governi dei vari paesi hanno più volte aumentato il salario minimo e dal 2013 al 2023, in alcuni stati è praticamente raddoppiato, mentre in altri la crescita è stata inferiore, a fronte di una soglia minima già elevata.

Come riporta Eurostat, il tasso di crescita medio annuale tra gennaio 2013 e gennaio 2023 è stato più alto in Romania, con un aumento medio del 14,4%, in Lituania, con l’11,2%, e Bulgaria, con il 9,7. Mentre i tassi di crescita più bassi si sono registrati in Grecia, con un aumento del 2%, in Francia, con l’1,8%, e infine a Malta, con l’1,7%.

Dove e quanto è aumentato il salario minimo nel 2022 e 2023

Oltre agli aumenti arrivati in maniera diffusa nel 2022, necessari per reagire all’impennata inflazionistica dovuta all’invasione russa dell’Ucraina e alle conseguenti speculazioni nel mercato energetico e alimentare, diversi paesi europei hanno continuato ad aumentare il salario minimo anche nei primi mesi del 2023 e molti altri stanno per alzarlo.

Tra questi si trova la Francia, che, dopo averlo già alzato nel 2022, nel 2023 ha portato il salario minimo lordo a circa 11 euro e 30 centesimi, per un importo netto mensile minimo di 1.353 euro. Mentre la Germania non ha dovuto correggere il tiro dopo l’aumento del 2022, quando il salario minimo è stato alzato da 9,82 euro a 12 euro.

In Belgio, il salario minimo è aumentato dal primo gennaio 2023, portando circa di 600 euro netti in più all’anno nelle buste paga di lavoratrici e lavoratori pubblici e privati, portando così la soglia a circa 1900 euro lordi al mese. Mentre nei Paesi Bassi era già stato alzato del 10% nel 2022, arrivando a più di 11 euro l’ora per le persone con più di 21 anni.

La Spagna invece, dopo aver alzato il salario minimo sia nel 2020 che nel 2021, sta progettando di rialzarlo dell’8% nel 2023, con un progetto di legge che è a un passo dall’essere approvato, portando la soglia minima a 1.080 euro al mese con tredicesima e quattordicesima. Sempre nel 2023, anche la Lettonia ha aumentato il salario minimo con la crescita più alta d’Europa, pari al 24%. Nonostante l’impennata, la soglia portata da 500 euro a 620 al mese può sembrarci bassa, ma va considerata in riferimento al costo della vita nel paese baltico.

E ancora, dal primo gennaio 2023, il salario minimo è aumentato anche in Irlanda, dove è stato portato a 11,30 euro l’ora, e in Polonia, dove ha raggiunto i 738 euro al mese per poi aumentare ancora a luglio 2023 a circa 753 euro al mese.

Ma gli aumenti non si fermano qui e anche il paese con il salario minimo più alto d’Europa, il Lussemburgo, ha ulteriormente alzato la soglia nel 2023, portandolo da 2.387 euro al mese a 2.447. Stesso discorso in Slovenia, dove è stato aumentato da 1.074 euro al mese a 1.203. Mentre a Cipro il salario minimo è stato addirittura introdotto per la prima volta quest’anno e fissato a 940 euro al mese.

Il salario minimo in Italia

A oggi, come si legge sul Sole 24 ore sulla base di dati Inps, circa il 18,4% dei 23,3 milioni di lavoratori e lavoratrici presenti in Italia guadagna meno di 9 euro lordi all’ora, si tratta di oltre 4 milioni di persone, pari all’intera popolazione dell’Emilia Romagna. Tuttavia, come riporta l’Ansa, per la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, introdurre un salario minimo in Italia “rischierebbe di creare situazioni peggiori di quelle che abbiamo oggi”.

Non è chiaro quali possano essere queste “situazioni peggiori”, considerando che il nostro è l’unico paese europeo dove gli stipendi sono andati a diminuire rispetto agli anni ottanta e, come riporta l’Oscementre nel 2022 i salari orari uninominali salivano del 4,15 in tutta Europa, in Italia salivano appena del 3%.

Una lieve crescita che non è riuscita a star dietro alla crescita dell’inflazione e alle continue pratiche speculative delle aziende che, come ha avvertito Coldiretti, hanno portato a un aumento del 18% del prezzo della pasta in Italia, a fronte di un prezzo del grano calato del 30%.

E un salario minimo serve proprio a questo, cioè a tutelare la cittadinanza dalle fluttuazioni dei mercati e dalle pratiche speculative delle imprese, che dopo aver preso miliardi di aiuti statali nelle situazioni di crisi per recuperare le perdite, vanno a caccia di profitti a discapito dei consumatori.

Infatti, come ricorda l’economista ed ex ministro del Lavoro degli Stati uniti, Robert Reichil 40% della crescita dei prezzi innescata a partire dalla metà del 2020 è stata causata dall’aumento dei margini di profitto delle grandi aziende. Quindi, nonostante quello che provano a sostenere alcuni detrattori, l’aumento dei prezzi non dipende dagli aumenti salariali.

Fonte : WIRED

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