Trasferirsi all’estero ed avviare da li una nuova attività professionale o imprenditoriale è un aspetto che affascina molte persone. Cambiare vita, scegliere un Paese adatto alle proprie necessità ed avviare da qui una nuova attività che possa finalmente offrirti i risultati che speri da tempo.
In questo quadro, tuttavia, sento dire da molti clienti che per loro è comunque impossibile chiudere totalmente la loro attività in Italia. Vuoi perché qualche cliente storico rimane sempre, vuoi perché l’attività si è sempre svolta in Italia, continuare ad operarvi anche dall’estero è indispensabile.
Per questo motivo, la domanda che mi viene posta frequentemente è legata alla possibilità e ai rischi che si corrono se si opera in Italia con una partita Iva estera. Insomma, la domanda a cui voglio dare risposta in questo articolo è: “aprire una partita Iva estera e lavorare in Italia è possibile, ma soprattutto è legale?“. Siccome la questione non è così scontata voglio offrirti la possibilità di capire quali rischi puoi correre nel caso in cui tu voglia operare in Italia con partita Iva estera.
Quello che voglio premettere da subito è che se in premessa vi è una procedura corretta legata al trasferimento di residenza all’estero, non ci sono problemi particolari. I problemi, invece, sorgono nel momento in cui un soggetto avvia una partita Iva estera restandosene tranquillamente in Italia a vivere. Continuando la stessa professione o attività che svolgeva precedentemente in Italia con la sua partita Iva.
In questo contributo, quindi, scoprirai quali sono i rischi legati all’operare in Italia con una partita Iva estera. Questo sia per i professionisti che per gli imprenditori digitali.
Business digitali e attività all’estero
Un trend che sto riscontrando negli ultimi anni è legato al trasferimento di residenza all’estero di moltissimi imprenditori digitali. Il mondo del web ed in particolare i business digitali sono per definizione dei business “liquidi“, ovvero business che possono essere liquidati e ricostituiti in breve tempo. Si tratta di business con costi fissi relativamente bassi, basati molto sui costi variabili.
Uno dei principali costi legati ai business online in Italia, oltre alla pressione fiscale, è sicuramente l’alto costo della burocrazia. Questi due fattori negli ultimi anni hanno portato molti marketers a trasferire all’estero la loro attività.
Nella mia attività di consulenza in questo ambito ho aiutato molti di loro ad operare dall’estero, pianificando fiscalmente la loro attività. Molti altri, invece, pensano di poter ovviare a questi problemi semplicemente aprendo una partita Iva estera continuando ad operare tranquillamente in Italia. In questo caso vi sono delle problematiche e dei rischi da tenere presenti. Infatti, questa è una fattispecie che non è permessa dal nostro sistema tributario, soprattutto se si continua a vivere in Italia operando con una partita Iva estera.
Ecco perché ho dedicato quest’articolo ai rischi di aprire una partita Iva all’estero e lavorare in Italia.
Apertura di una partita Iva estera
La prima cosa da premettere è che l’apertura di una partita Iva può essere effettuata in ogni Paese UE. Per quanto riguarda i Paesi Extra UE, invece, è necessario verificare da Stato a Stato i requisiti richiesti per aprire un’attività. In generale, però, possiamo dire che sia relativamente semplice aprire un’attività all’estero.
Nei Paesi dell’Unione Europea, ad esempio, vige il principio di libertà di stabilimento. Si tratta del principio secondo il quale un soggetto residente in UE può avviare la sua attività imprenditoriale nel Paese a lui più consolo. Senza alcun impedimento discriminatorio.
Ad esempio, se l’obiettivo dell’imprenditore è quello di ridurre la propria tassazione può avviare il proprio business in Paesi a tassazione più favorevole, come ad esempio in Bulgaria o in Moldavia. Una partita Iva in Bulgaria, ad esempio, sconta una tassazione diretta proporzionale del 10%. Se, invece, l’obiettivo imprenditoriale è invece quello di ridurre la burocrazia, la scelta potrebbe ricadere sull’apertura di una partita Iva nel Regno Unito. Magari nella forma più semplice di “sole trader”. Tuttavia, in tutti questi casi è importantissimo sapere che l’imprenditore, non si limiti a registrare la nuova attività nel Paese straniero, ma deve impegnarsi a trasferire all’estero anche la sua residenza fiscale personale.
Se vuoi approfondire questo aspetto, ne parlo qui: “Sede legale estera: gli errori da evitare“.
Il trasferimento all’estero dell’imprenditore è necessario per le ragioni che ti spiegherò nel prosieguo dell’articolo.
Partita Iva estera: i rischi lavorando in Italia
Chiariamo subito un aspetto importante: con un partita Iva estera è possibile operare in Italia. In linea generale non esiste alcun divieto di lavorare in Italia con un numero di partita Iva estero. Se sei un imprenditore o un professionista devi avere ben chiaro che se operi in Italia con una partita Iva straniera, sei tenuto a pagare le imposte in Italia e all’estero. Nella maggior parte dei casi, infatti, quando si opera in Italia con partita Iva estera si configura una stabile organizzazione. Le fattispecie sono diverse a seconda che tu sia un professionista piuttosto che un’impresa. Vediamo.
Base fissa in Italia di un professionista
Per comprendere la modalità di tassazione del professionista non residente (può trattarsi anche di un soggetto italiano che ha acquisito la residenza in un Paese straniero, iscrivendosi regolarmente all’AIRE), che esercita un’attività professionale in Italia devono risolversi le seguenti problematiche:
- Effetti dell’articolo 23 del DPR n. 917/86 – Verificare se vi è una convenzione contro le doppie imposizioni siglata tra l’Italia e il Paese di residenza del professionista. In caso positivo il professionista estero è tassato in Italia, in quanto ivi è svolta la prestazione. La tassazione è una ritenuta fiscale del 30%, ai sensi dell’articolo 25 del DPR n. 600/1973;
- Configurazione della base fissa – Se espressamente specificato nella convenzione contro le doppie imposizioni, il professionista è tassato in Italia soltanto se ivi ha ubicato una base fissa (ufficio). Anche in questo caso si applica la ritenuta del 30%, ma il professionista dovrà essere in grado di documentare quanti dei suoi redditi derivano dalla base fissa italiana.
Da queste regole possiamo affermare anche che nel caso in cui l’attività professionale di un soggetto estero sia svolta in maniera soltanto occasionale in Italia, la stessa risulterà tassabile soltanto nel Paese di residenza del professionista. In tutti gli altri casi, comunque la prestazione del professionista estero in Italia è soggetta a tassazione italiana.
Qualora, invece, la posizione sia quella del professionista italiano che vive in Italia e lavora con partita Iva estera, la situazione è molto grave, come vedrai in seguito. I rischi in cui puoi incorrere sono l’esterovestizione e la stabile organizzazione occulta.
Per approfondire: “Professionisti e prestazioni estere: le regole di tassazione“
Stabile organizzazione in Italia di un’impresa
Anche le imprese estere che operano in Italia sono soggette a doppia tassazione. Sia italiana che estera. Un impresa estera che opera in Italia ed ha in Italia una stabile organizzazione è tenuta al pagamento delle imposte sia in Italia che all’estero. In Italia pagherà le imposte relative al reddito percepito in Italia. All’estero, invece, pagherà le imposte sul reddito ovunque prodotto.
Questo come detto, vale per le imprese che hanno una sede effettiva all’estero e si trovano ad operare stabilmente in Italia. Tuttavia, le cose si complicano le caso in cui la società sia gestita dall’Italia ed abbia solo la sede all’estero. Si tratta, anche in questo caso, di problematiche legate all’esterovestizione ed alla stabile organizzazione occulta.
Problematiche legate alla gestione dall’Italia di una partita Iva estera
Secondo quanto disposto dalle norme fiscali interne ed internazionali (testo unico delle imposte sui redditi e linee guida OCSE), per determinare dove ha la sede fiscale un’impresa si fa riferimento al luogo in cui il soggetto ha il potere di concludere contratti (stabile organizzazione personale) e al luogo in cui sono espletati i compiti amministrativi. Dunque, se un’impresa o un professionista apre una partita Iva estera e compie l’attività amministrativa in Italia, senza dichiararlo all’Amministrazione finanziaria italiana, potrebbe incorrere in due ordini di problemi:
- L’esterovestizione;
- La stabile organizzazione occulta.
In entrambi i casi il rischio è quello di essere accusati di evasione fiscale, con conseguente avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Questa, in caso di controlli, intimerà il pagamento di imposte evase, con sanzioni che possono andare dal 120% al 240% dell’imposta dovuta e non versata (in caso di omessa dichiarazione).
Responsabilità per il pagamento delle sanzioni
Quello che ho cercato di spiegare sinora è che chi vuole operare in Italia con una partita Iva estera non può farlo vivendo stabilmente in Italia. I rischi a cui si può andare incontro sono molto elevati e per questo non è conveniente assumersene la responsabilità. Dico questo perché oltre al fatto di dover pagare imposte con le sanzioni che ti ho indicato, c’è anche un aspetto legato alla responsabilità illimitata che è necessario tener presente.
Se operi come professionista o ditta individuale la responsabilità per il pagamento di imposte, sanzioni e interessi è illimitata. Questo vuol dire che potresti essere chiamato a rispondere delle obbligazioni che hai assunto con tutto il tuo patrimonio personale. Poco importa se il tuo patrimonio è in Italia o all’estero, tutti i tuoi beni possono essere a serio rischio.
Il problema della responsabilità giuridica illimitata si pone soprattutto quando un imprenditore opera in uno Stato diverso dal suo. Ogni Stato, infatti, ha leggi differenti e obblighi normativi che lo stesso imprenditore o professionista può ignorare. Inoltre, se ci si affida a consulenti esteri inesperti, si aggrava il rischio di beccarsi una multa o una richiesta di risarcimento danni. Si tratta di richieste, che come abbiamo visto possono andare a ledere il patrimonio personale del soggetto. Operare con una partita Iva estera in Italia è quindi una scelta da effettuare solo a seguito di una corretta procedura legata al trasferimento di residenza all’estero. Qualora, invece, si decida di operare in Italia con una società è necessario tenere presente gli elementi che possano evitarti le problematiche legate all’esterovestizione.
È possibile aprire una società estera e operare in Italia?
Adesso che sono chiari i rischi che si possono correre operando in Italia in modo non corretto con una partita Iva estera, sono sicuro che ti stai chiedendo come fare ad operare in Italia con una società estera. Come avrai capito, farlo è possibile, a patto però di operare correttamente. Questo significa evitare i rischi di esterovestizione e stabile organizzazione occulta.
Per fare tutto questo ed operare in Italia con una società estera in modo del tutto regolare, è necessario rispettare le seguenti condizioni:
- Le decisioni riguardanti l’amministrazione della società non devono essere assunte in Italia;
- I dipendenti italiani dell’impresa non devono avere il potere di concludere contratti in nome e per conto dell’impresa;
- Non si deve configurare una stabile organizzazione in Italia.
Soltanto a queste condizioni eviterai le fattispecie sanzionatorie che ti ho delineato prima e potrai operare in Italia serenamente. Quello che devi tenere presente. tuttavia, è che operare in Italia, comunque fa si che la tua attività operi nel territorio dello Stato come stabile organizzazione. Come tale, è comunque tenuta al pagamento delle imposte sui redditi.
Consulenza fiscale online
In questo report ho cercato di farti capire i rischi che puoi correre se sei un professionista o un imprenditore italiano e vuoi operare in Italia con partita Iva estera. So benissimo che ci sono consulenti che, almeno in passato, hanno consigliato questo tipo di strategia per i loro clienti. Attenzione però, oggi operare in questo ti mette di fronte a problematiche molto serie.
Se vuoi evitare di finire in un accertamento fiscale che potrebbe anche arrivare a causarti la chiusura della tua attività, deve valutare bene la tua posizione.
Operare in Italia attraverso la costituzione di una società estera è possibile, e se effettui la giusta procedura ti permette di restare al riparo dalle problematiche che ti ho indicato. Se credi che sia il caso che un esperto valuti la tua situazione, oppure se vuoi affidarti a me per avere una consulenza sul tuo progetto contattami. Di seguito trovi il link al servizio di consulenza fiscale online dedicato alla pianificazione fiscale.
Fonte : Fiscomania