L’Italia si prepara ad affrontare i giudizi delle agenzie di rating, prima quello di Fitch e successivamente di Moody’s il 17 novembre. Secondo Matthew Rees, Head of Global Bond Strategies di LGIM, quest ‘ultimo è molto più importante. L’esperto di LGIM osserva che nonostante tutto i progressi che il Paese sta facendo nella riduzione del deficit e nei programmi di sostegno europei come il TPI o il NextGeneration EU rendono il declassamento abbastanza improbabile. Inoltre, bisogna ricordare che i mercati reagiscono molto meno freneticamente a un downgrade, rispetto ai giorni peggiori del 2011 durante la crisi dell’euro.
IMPROBABILE UN DECLASSAMENTO
In ogni caso, per LGIM un declassamento del debito italiano da parte delle agenzie è improbabile. Rees sottolinea che quando si parla di declassamento bisogna chiarire che gli atteggiamenti dei player di mercato sono cambiati rispetto al 2011, nella crisi del debito dell’Eurozona, quando l’Italia si trovava nel bel mezzo di una crisi economica e politica, dovuta, almeno in parte, al debito pubblico elevato e in ascesa e dal fatto che i Paesi europei erano impossibilitati a svalutare una valuta locale per controbilanciare gli squilibri, e questo ha di fatto costretto gli investitori a vendere tutte le obbligazioni declassate allo status “junk”.
MOODY’S HA UN IMPATTO PIÙ FORTE
Oggi l’Italia si prepara a vedere se ci sarà qualche cambiamento rispetto all’attuale BBB/stabile da parte di Fitch e, tra una settimana, rispetto al Baa3 di Moody’s, che ha già assegnato un outlook negativo. Rees ritiene che l’unico scenario che potrebbe creare una volatilità preoccupante sui mercati obbligazionari sarebbe il declassamento del rating di quest’ultima sotto l’Investment Grade, mentre se il downgrade arrivasse da Fitch non ci sarebbe un peggioramento della categoria e il tutto si ricondurrebbe a piccole variazioni, comunque in negativo, nello spread tra BTP e Bund tedeschi. Un declassamento di Moody’s, invece, avrebbe un impatto più significativo, con conseguenze molto più serie.
MA IL SOSTEGNO EUROPEO E I FONDAMENTALI SONO A FAVORE
Ma LGIM ritiene un declassamento di Moody’s sia molto improbabile, poiché le misure di sostegno europee all’Italia, come il programma di reinvestimento “Transmission Protection Instrument” e i fondi NextGeneration EU, sono ancora attivi e anche il deficit, seppur lentamente, sta registrando miglioramenti. Rees aggiunge che i rendimenti obbligazionari italiani, insieme a quelli delle controparti globali, hanno registrato un trend positivo per gran parte dell’anno, rendendo il costo degli interessi sul debito già molto elevato. Inoltre, c’è il problema che, se salissero ulteriormente, potrebbero esserci effetti a catena per altri Paesi della periferia dell’Eurozona, come Spagna, Portogallo o Grecia.
IMPORTANTI GLI STRUMENTI A DISPOSIZIONE DELLA BCE
Passando invece ad una nota più positiva, l’esperto di LGIM ribadisce che l’atteggiamento degli investitori nei confronti dei declassamenti dei rating è diverso da quello del 2011, e la maggior parte non sono più nelle condizioni di dover vendere forzatamente. Gli strumenti a disposizione della BCE le consentono di continuare ad acquistare i titoli di stato di un Paese anche se declassati allo status di spazzatura, e questo è già sufficiente per portare a ritenere che si possa evitare qualsiasi ampliamento eccessivo degli spread creditizi.
Fonte : Financialounge