È passata ’a nuttata. L’obiettivo è centrato. E anche offrendo un buon gioco, cosa che non era scontata. L’Italia di Luciano Spalletti, battendo a San Siro l’Ucraina per 2-1 con una doppietta di Davide Frattesi, ottiene quello che con molte apprensione si era prefissata: vincere. E ancora vincere.
Una vittoria, assolutamente meritata, che avrebbe potuto essere molto più larga, ma che comunque ci permette di raggiungere l’Ucraina e la Macedonia al secondo posto del girone. Certo, la strada per l’Europeo è ancora lunga e tortuosa ma, dopo il mediocre pareggio di Skopje, la notte di San Siro allontana i troppi fantasmi che aleggiavano intorno all’Italia. Un’Italia spumeggiante nei primi 35 minuti che sorprende gli ospiti con azioni rapide e spettacolari. Un’Italia rinnovata con cinque cambi rispetto alla squadra di sabato scorso. La novità più sorprendente viene dall’attacco dove Raspadori (uno dei più brillanti anche se impreciso nelle conclusioni) ha preso il posto di immobile. Ma energie più fresche sono venute anche in difesa da Scalvini, da un ottimo Locatelli a guidare il centrocampo, da un dinamico Zaniolo e dal micidiale Frattesi che, dopo 17 minuti, aveva già portato l’Italia in vantaggio di due reti.
Ecco, qui si sono intraviste alcune crepe non del tutto riassorbite: troppi gol sbagliati, per esempio, un vizio che si ripete e che sembra il marchio di fabbrica della Nazionale. E poi, calato il ritmo iniziale, una certa facilità a farci sorprendere quando si perde palla. La rete di Yarmolenko, a 4 minuti dalla fine del primo tempo, è la sintesi di questa nostra predisposizione a complicarci la vita. Il gol è infatti nato da un pasticcio difensivo (con svarione finale di Dimarco) del tutto evitabile. Soprattutto dopo quasi quaranta minuti di costante dominio degli azzurri.
Naturalmente il 2-1 ci ha poi costretto a una ripresa più in affanno, mai però lasciando l’iniziativa all’Ucraina, quasi sempre costretta nella sua area, a parte qualche sporadico blitz offensivo, anche nel secondo tempo. Mettiamola così: è passata ’a nuttata, ma prima che venga un bel sole ci vorranno altre conferme. La prima, la più importante, sarà quella del 17 ottobre a Londra contro gli inglesi. Ma ora è inutile portarci troppo avanti.
Da questa partita, alla vigilia considerata quasi uno spareggio, si chiedeva solo una cosa: tornare a vincere per rialzare il morale a una truppa che veniva da tante docce fredde dopo una estate con troppi colpi di scena. Si doveva vincere, e abbiamo vinto. Dovevamo ritrovare il gioco e, pur con alcune sbavature, l’abbiamo ritrovato. In più, e non è cosa da poco, abbiamo ritrovato anche un certo spirito di appartenenza con diversi giovani in crescita. Quel sano orgoglio di bandiera che permette di gettare il cuore oltre le delusioni di un anno da cancellare.
Nella ripresa, infatti, non si è vista la deprimente ritirata di Skopje. Il pallino, pur con una velocità minore, è sempre stato in mano agli azzurri che si sono permessi il lusso di buttare al vento almeno quattro occasioni, più una traversa di Locatelli che grida ancora vendetta.
Forse ci vuole il supporto di uno psicologo, ma non si capisce come mai non riusciamo a «chiudere» le partite dove la nostra superiorità è evidente. Ci mancano freddezza e cinismo, doti che non comprano su Amazon ma vengono dalla consapevolezza dei propri mezzi. Dopo un altro gol clamoroso sbagliato da Zaccagni (comunque autore di una buona partita), Spalletti, per non ripetere gli errori fatti in Macedonia, inserisce forze fresche che non sfigurano e, anzi, danno nuovo impulso all’Italia. Gnonto e Biraghi sostituiscono Zaccagni e Dimarco.
E più avanti, quando l’Italia riprende il controllo del gioco, il ct dà spazio anche a Orsolini e Retegui che rilevano Zaniolo e Raspadori, quest’ultimo molto applaudito comunque dai tifosi. L’ultimo cambio arriva con Cristante per Barella. La serata si chiude con un po’ di paura per un colpo di testa a lato di Konoplia che finisce a lato, ma nel complesso l’Italia esce a testa alta e con il cuore più leggero. Lo stesso Spalletti, alla sua prima vittoria in nazionale, lo dice chiaramente: «Sono stati giorni difficili, di pressione totale.Ora sono più tranquillo. Ma dovevamo avere la lucidità gusta per segnare il terzo e il quarto gol».
Fonte : Ilsole 24 one