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L’autopsia Su Luca Ruffino, Non Aveva Gravi Malattie



Dall’autopsia eseguita questa mattina sul corpo del presidente di Visibilia Editore, che si è sparato nella sua abitazione lo scorso sabato a Milano, non sarebbe emerso “nulla di rilevante”.

L’ipotesi di una grave patologia tenuta nascosta dall’imprenditore, che era circolata a caldo in ambienti politici, era stata già smentita dagli inquirenti e dagli investigatori. Adesso la conferma arriva anche dall’esame autoptico compiuto all’Istituto di medicina legale di Milano. La famiglia, assistita dall’avvocato Fabio Re Ferrè, non ha nominato un proprio consulente. Nessuna malattia così come nessuna forma di depressione diagnosticata, anche se Ruffino era apparso abbattuto e giù di morale nei giorni prima della morte. Tanto che era stata la compagna Anna, in quel momento in vacanza a San Teodoro in Sardegna, ad avvertire il figlio Mirko dopo aver sentito il tono della sua voce al telefono. Una volta arrivato a casa, il figlio aveva trovato il corpo del padre senza vita.

Lo stesso Ruffino, in uno dei sei bigliettini scritti a mano, aveva parlato di “tensioni e sofferenze” accumulate negli ultimi anni “che hanno saturato i miei spazi”. Ai figli, ai quali ha fatto sapere di aver lasciato disposizioni testamentali “che arriveranno”, il presidente di Visibilia Editore e di Sif Italia, nonché amministratore condominiale che gestiva oltre 80mila immobili, ha chiesto di dimenticarlo “presto” esprimendo gratitudine per la vicinanza mostrata e augurando loro “ogni bene”. Con un messaggio indirizzato anche ai condòmini, affinché continuino a fidarsi della società. Nessun riferimento a Visibilia, né all’inchiesta in corso sulla società fondata dalla ministra Daniela Santanchè, le cui quote erano state rilevate proprio da Ruffino nell’ottobre del 2022. L’imprenditore non era indagato né era mai stato sentito dai pm. Gli investigatori della squadra mobile, coordinati dalla procura di Milano, hanno sequestrato il pc, il cellulare e le chiavette di Ruffino. Da lì potrebbero emergere nuovi dettagli sulle motivazioni che lo hanno spinto al suicidio. Esclusa la grave malattia, non ci sono invece dubbi sulla volontarietà del gesto. I figli Mirko e Mattia, “distrutti” dal dolore per un suicidio “al quale non riusciamo a dare alcun senso”, confidano nell’attività della Procura affinché emergano utili elementi di comprensione. Auspicando che sulla vicenda venga mantenuto “lo stretto riserbo, nel doveroso rispetto della persona e del dolore di tutti coloro che gli hanno voluto bene”.

Fonte : Ansa

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