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Produzione Industria in Caduta: Come Cambiano Le Attese Sul PIL?



Dopo i risultati positivi degli scorsi mesi, soprattutto sul fronte della crescita complessiva e rispetto ad altri paesi europei, arriva una doccia fredda per l’economia italiana. Secondo i dati diffusi dall’ISTAT venerdì mattina, la produzione industriale italiana ad aprile ha registrato la quarta flessione congiunturale consecutiva e contrazioni estese a tutti i principali comparti.

Scendendo nei dettagli, la diminuzione dell’1,9% su base mensile è particolarmente deludente in quanto, dopo tre mesi di calo, era lecito attendersi un rimbalzo dell’output, per quanto modesto. La quarta contrazione congiunturale ha lasciato l’indice destagionalizzato della produzione industriale più del 3% al di sotto dei livelli di fine 2022 e al livello più basso da dicembre 2020. Inoltre, la variazione annua e corretta per i giorni lavorativi è affondata al -7,2% da un precedente -3,2%, un minimo da luglio 2020.

La cautela con cui leggere i dati

“Sebbene il dato di aprile sia molto sfavorevole, va valutato con cautela visto le numerose giornate di festività e di ponti nel mese di aprile che potrebbero aver inciso sull’attività industriale”, scrivono gli analisti di Prometeia, facendo notare che l’incertezza è “in forte aumento non solo in Italia ma anche fra i principali Paesi europei“. Ad aprile, rispetto a marzo, l’indice generale della produzione industriale è crollato anche in Spagna (-1,8%), aumentato in Francia (0,8%) ma dopo una caduta ancora più intensa. In Germania la crescita è risultata nulla, ma sostenuta da forti rimbalzi in limitati settori (come la farmaceutica) mentre la grande maggioranza è in peggioramento per il secondo mese consecutivo. “Le difficoltà dell’attività industriale in Germania, contraddistinta altresì da attese negative, potrebbero aver contagiato anche il nostro Paese”, viene evidenziato da Prometeia.

Il freno sul PIL

Tornando ai dati di ISTAT, si può notare come nel solo settore manifatturiero la flessione è stata ancora più pronunciata (-2,1% m/m). Inoltre, escludendo le volatili raffinazione e farmaceutica (in rialzo rispettivamente di 2% m/m e 1,3% m/m), tutti gli altri settori registrano una diminuzione dell’output. I più penalizzati sono la fabbricazione di apparecchiature elettriche (-3,8% m/m), la metallurgia (-3,4% m/m) e i mezzi di trasporto (-2,9% m/m).

I dati “mostrano un quadro piuttosto negativo per la manifattura italiana e, anche ipotizzando un fisiologico rimbalzo nei due mesi seguenti, il settore peserà negativamente sulla crescita del PIL nel 2° trimestre – osservano gli analisti di Intesa Sanpaolo – Anche gli indicatori anticipatori non offrono segnali particolarmente incoraggianti con un calo degli ordini ed un aumento delle scorte di prodotti finiti in un contesto di debole domanda di beni industriali”.

Il divario industria-servizi

L’opinione degli esperti è che l’espansione nei servizi dovrebbe riuscire a compensare la frenata industriale, anche se il dato di venerdì evidenzia un crescente divario tra industria e servizi.

“La produzione industriale si sta deteriorando in un momento in cui i problemi delle catene di approvvigionamento si attenuano e i prezzi dell’energia rallentano, suggerendo che i portafogli ordini si stanno svuotando a un ritmo più rapido di quanto suggerito dalle indagini mensili sull’industria – hanno scritto gli analisti di ING – I dati sulle esportazioni di contabilità nazionale per il primo trimestre ci avevano messo in guardia. Una ripresa debole in Cina, una recessione tecnica in Germania (primo mercato di destinazione delle esportazioni italiane) e il continuo deterioramento negli Stati Uniti non lasciano presagire nulla di buono per gli sviluppi a breve termine della produzione italiana e l’ulteriore deterioramento del PMI manifatturiero a maggio (sempre più nettamente in area di contrazione) sembra corroborare queste preoccupazioni”.

Secondo Intesa Sanpaolo, al momento l’espansione nei servizi “dovrebbe riuscire a compensare la frenata industriale ma, dopo un inizio d’anno migliore delle attese, ci aspettiamo un deciso rallentamento della crescita del PIL già dal 2° trimestre e ritmi di espansione non particolarmente brillanti nella seconda metà dell’anno quando gli effetti della restrizione monetaria e il rallentamento del ciclo globale continueranno a frenare l’attività”.

Fonte : QuiFinanza

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